Catene alberghiere in Italia: solo il 7% del totale, ma in crescita

Catene alberghiere in Italia

Il mercato alberghiero italiano è tradizionalmente frammentato, caratterizzato da una prevalenza di strutture indipendenti. Tuttavia, i dati più recenti indicano una crescita costante della presenza delle catene alberghiere in Italia. Secondo il Rapporto 2025 sul mercato immobiliare alberghiero presentato all’Hospitality Forum, nel 2024 gli hotel appartenenti a catene hanno raggiunto quota 2.400, pari al 7,2% sul totale di 32.940 strutture.

Si tratta di una crescita del 10% rispetto al 2023, segnale che il processo di concentrazione sta lentamente accelerando anche in un Paese storicamente legato a modelli di gestione indipendente.

I numeri principali

  • Totale alberghi in Italia (2024): 32.940

  • Hotel appartenenti a catene: 2.400 (7,2%)

  • Camere gestite da catene: 226.000 unità

  • Tasso di penetrazione camere: 20,7% sul totale di 1,09 milioni di camere presenti in Italia

  • Crescita anno su anno (2023–2024): +10% in numero di hotel, +4,6% in numero di camere

  • Nuovi progetti stimati: 400 tra nuove aperture e affiliazioni

Catene italiane e internazionali

Un dato rilevante riguarda l’origine dei brand: oltre il 70% delle catene alberghiere presenti in Italia è nazionale. Tuttavia, il numero di marchi internazionali è in costante aumento, segno dell’interesse crescente dei grandi gruppi stranieri verso il mercato italiano.

Questa dinamica potrebbe portare nei prossimi anni a una maggiore competizione e a una progressiva internazionalizzazione dell’offerta, soprattutto nelle principali città d’arte e nelle destinazioni leisure di fascia alta.

Confronto con l’Europa

Il tasso di penetrazione delle catene in Italia (7%) resta comunque inferiore alla media europea, che si attesta al 18,5%. Il confronto con alcuni Paesi vicini mette in evidenza il divario:

  • Spagna: 39%

  • Francia: 21%

  • Italia: 7%

Questi numeri evidenziano come l’Italia rappresenti ancora un mercato molto frammentato, ma al tempo stesso con un elevato potenziale di crescita per le catene, sia nazionali che internazionali.

La struttura dell’offerta alberghiera

Secondo la ricerca Pambianco, nel 2024 la distribuzione degli hotel italiani per categoria è la seguente:

  • 5 stelle: 686 strutture (2%)

  • 4 stelle: 6.416 strutture (20%)

  • 3 stelle: 17.778 strutture (55%)

  • 2 stelle: 15%

  • 1 stella: 7%

Ne emerge un’offerta fortemente basata sulla fascia media: i 3 e 4 stelle rappresentano il 75% del mercato.

Extra-alberghiero e affitti brevi

Accanto al settore alberghiero, cresce in modo significativo l’extra-alberghiero:

  • 230.000 strutture, in aumento del +18% in un anno

  • 3,2 milioni di posti letto, contro i 2,28 milioni degli hotel

Nel segmento degli affitti brevi si contano circa 750.000 unità residenziali:

  • 74,5% gestite da privati

  • 20,8% gestite professionalmente

  • 4,7% b&b

Interessante notare che nel primo semestre 2025 gli alloggi gestiti da privati hanno registrato un calo del -10%, segnale di una crescente professionalizzazione del settore.

Considerazioni finali

Il quadro che emerge è quello di un’Italia dove le catene alberghiere sono ancora minoranza, ma con trend di crescita significativi. Il confronto con l’Europa indica un ampio margine di sviluppo, soprattutto nelle fasce medio-alte e nelle destinazioni a maggiore domanda internazionale.

Allo stesso tempo, l’extra-alberghiero continua a espandersi e rappresenta un concorrente sempre più rilevante. La sfida per gli operatori sarà quindi duplice: da un lato cogliere le opportunità di affiliazione e crescita portate dalle catene, dall’altro differenziarsi rispetto a un’offerta extralberghiera sempre più organizzata e competitiva.

Il settore italiano resta unico per varietà e storia, ma il percorso verso una maggiore concentrazione appare inevitabile.

Altre conclusioni finali

Perché siamo fermi al 7%?

  • Frammentazione culturale
    In Italia l’hotel è ancora un affare di famiglia. Tradizione, orgoglio locale, paura del “marchio internazionale che snatura”. Tutto vero. Ma la tradizione non paga le bollette.

  • Diffidenza verso i brand
    L’idea che “indipendente è meglio” ci fa dimenticare che per il cliente medio (soprattutto internazionale) il brand è sinonimo di garanzia.

  • Burocrazia e immobilismo
    Mentre altrove i processi di affiliazione e sviluppo sono snelli, in Italia serve un master in diritto amministrativo solo per aprire una porta.

Cosa significa davvero questa frammentazione?

  • Margini più bassi: senza economie di scala, i costi fissi pesano di più.

  • Minor visibilità: i grandi player vincono sui metamotori, sugli algoritmi, sulle OTA.

  • Rischio di esclusione: senza brand, gli hotel indipendenti fanno più fatica a entrare nei circuiti corporate e internazionali.

La fotografia è questa: mentre gli altri giocano a Champions League, noi siamo ancora a organizzare il torneo al campetto.

E adesso?

Non servono altri convegni. Servono scelte.

  • Se sei indipendente: investi in professionalità, marketing diretto, revenue management. Non puoi competere solo sul “buongiorno con sorriso”.

  • Se sei una catena italiana: è il tuo momento. Hai il terreno fertile per crescere, consolidare, scalare.

  • Se sei un brand internazionale: l’Italia è ancora una miniera d’oro da conquistare.

Il mercato non aspetta: o ti evolvi, o sei fuori.

Il futuro: brand o museo a cielo aperto?

Diciamolo chiaro: le catene internazionali arriveranno, e arriveranno forti. Non è un complotto, è semplice matematica. I numeri italiani sono troppo bassi per non attrarre capitali e brand globali.

Ma questo non significa che gli hotel familiari siano destinati a sparire. Possono sopravvivere, eccome, ma solo a una condizione: professionalizzarsi. Non basta più “abbiamo sempre fatto così”. Non basta la foto in bianco e nero del fondatore dietro il bancone della reception.

Servono competenze vere: revenue, distribuzione, marketing digitale. Serve smettere di gestire l’hotel come un salotto di casa e iniziare a trattarlo come un’impresa.

Perché alla fine la scelta è semplice: o si evolve, o si diventa un museo dell’hotellerie. Bello da visitare, magari da fotografare su Instagram, ma incapace di generare valore nel lungo periodo.

La differenza la faranno quelli che sapranno guardare avanti. Gli altri resteranno fermi a “perché lo faceva nonna”.

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