L’AI entra ufficialmente nel viaggio
ChatGPT turismo
Non è più una previsione, ma realtà: ChatGPT apre alle app di terze parti e il turismo è il primo settore a muoversi.
Con il nuovo aggiornamento di ottobre 2025, OpenAI ha trasformato ChatGPT in una piattaforma interattiva, dove aziende come Expedia e Booking.com possono integrarsi direttamente nella conversazione con l’utente.
Risultato? Gli utenti potranno cercare, pianificare e prenotare un viaggio senza mai uscire dalla chat, semplicemente chiedendo:“Cercami hotel a Roma per questo weekend” e ricevendo risposte con prezzi in tempo reale, mappe e disponibilità.
Questa mossa segna l’inizio dell’era della AI agentica, dove l’intelligenza artificiale non risponde soltanto, ma agisce. Guarda subito il video QUI.

Cosa cambia davvero
Grazie al nuovo Apps SDK e al protocollo Model Context Protocol (MCP), OpenAI consente a piattaforme esterne di connettersi a ChatGPT e operare in tempo reale.
Non è più solo “AI che scrive”: è AI che esegue.
Tra i primi partner annunciati ci sono:
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Expedia e Booking.com (ricerca e prenotazione hotel e voli),
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Spotify (esperienze musicali personalizzate),
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Figma (collaborazione creativa),
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Coursera (formazione online),
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Zillow (real estate),
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Canva (design interattivo).
Per il settore hospitality, il salto è epocale: la ricerca dei viaggi passa dal browser alla conversazione.
Niente più link da cliccare o pagine da confrontare: l’intero funnel ispirazione, ricerca, selezione e prenotazione avviene dentro un’unica interfaccia.
Dal “search” al “chat travel”: l’evoluzione della customer journey
Per anni Google ha dominato la fase di ricerca nel turismo.
Ora ChatGPT cambia le regole del gioco: introduce la ricerca conversazionale, un modello basato su dialogo naturale e suggerimenti personalizzati.
Expedia la definisce la nascita della “natural language travel experience” un sistema dove l’AI interpreta preferenze, budget e comportamenti, creando itinerari su misura in tempo reale.
Esempio pratico:
“Voglio un hotel con piscina a Lisbona, vicino al centro, sotto i 200€.”
ChatGPT, collegato a Booking o Expedia, mostra opzioni, confronta recensioni e ti fa prenotare direttamente, senza aprire 10 schede del browser.

Impatti per hotel e brand turistici
Per gli hotel, questa integrazione segna l’inizio di una nuova forma di distribuzione: l’AI come canale diretto di conversione.
Non si tratta di un nuovo OTA, ma di un assistente intelligente che diventa il punto d’ingresso per milioni di viaggiatori.
Ecco cosa comporta:
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Fine del funnel tradizionale: la ricerca non parte più da Google, ma da una conversazione.
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Riduzione dell’attrito: l’utente prenota senza saltare da un sito all’altro.
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Personalizzazione radicale: l’AI propone solo ciò che è realmente rilevante per l’utente.
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Possibile ridistribuzione dei costi: nuovi modelli di commissione potrebbero sostituire quelli classici delle OTA.
Per chi lavora nel marketing alberghiero, questo significa essere presenti dentro nuovi ecosistemi di visibilità.
Non basta più ottimizzare per Google o investire in metasearch: occorre essere integrati dove il viaggiatore parla con l’AI.
Una nuova grammatica della distribuzione
Dal punto di vista strategico, il cambiamento è simile a quello avvenuto con l’arrivo delle OTA negli anni 2000.
Chi si è mosso per primo allora ha vinto visibilità e quote di mercato.
Oggi, il vantaggio competitivo sarà di chi si integra nei sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT, Claude o Gemini.
Le conversazioni diventeranno il nuovo motore di prenotazione, e l’AI fungerà da concierge globale, capace di:
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suggerire hotel, esperienze e ristoranti,
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gestire pagamenti (grazie alla futura funzione Instant Checkout),
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coordinare voli, alloggi e attività in un’unica interfaccia.
Il vero potere, però, resta nel dato.
Ogni interazione genera insight sul comportamento dei viaggiatori, aprendo opportunità enormi per chi saprà analizzare e personalizzare l’esperienza.
Il turismo conversazionale
Questo aggiornamento di ChatGPT segna l’inizio dell’hospitality 3.0: un modello dove la tecnologia non sostituisce le persone, ma le amplifica.
L’albergatore del futuro non sarà più solo un gestore di camere, ma un curatore di esperienze dentro un ecosistema di intelligenze artificiali.
E la domanda diventa inevitabile:
“Il mio brand è pronto a entrare in queste conversazioni, o resterà fuori dal nuovo modo di viaggiare?”
Il turismo del futuro non si costruisce più su annunci e campagne, ma su dialoghi intelligenti, capaci di unire dati, emozione e immediatezza.
Ed è solo l’inizio.